La risposta è servita: AtLiTeG per l' Accademia della Crusca

La rubrica raccoglie le risposte relative alla lingua italiana del cibo redatte dai ricercatori AtLiTeG per il Servizio di Consulenza linguistica dell’Accademia della Crusca.

Se non bevete il vino siete astemi o astemie ma non potete (ancora) darvi all’astemìa

Alcuni lettori chiedono chiarimenti sull’aggettivo e sostantivo astemio: si può usare nel significato di ‘incapace di digerire bevande alcoliche’? Il suo uso si può estendere anche a chi non fa uso di altri alimenti? Esiste anastemio per indicare il contrario di astemio? Altri chiedono se sia corretto l’uso di astemìa o astemismo come derivati.

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All’insalata o in insalata?

Alcuni lettori ci chiedono quale sia la forma corretta: cuciniamo qualcosa all’insalata o in insalata? Ed è preferibile dire e scrivere riso all’insalata o insalata di riso, pomodori in insalata o insalata di pomodori?

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Ricettazione in cucina: un caso linguistico

Alcuni lettori ci chiedono se sia corretto e appropriato utilizzare il sostantivo ricettazione in àmbito culinario.

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E tu (con) cosa ceni?

Non pochi lettori ci chiedono se l’uso transitivo dei verbi pranzare e cenare sia ammissibile (ad esempio: Paola da Milano ci chiede: «il mio collega d’ufficio, di origine molisana, durante la pausa pranzo volendo chiedere “che cosa mangerai?” ha usato la seguente espressione: “tu che pranzi?”»; e Beatrice da Roma: «Mi capita spesso di sentire persone che chiedono “cosa hai pranzato?” “cosa ceni?”»; Olindo da Napoli: «Riguardo l’uso del verbo cenare, è possibile riferirlo ad un complemento oggetto? “ho cenato un piatto di pasta”», e tante altre di questo tenore).

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Andiamo a... servire la risposta!

Giovanna M., di origine canadese, che da anni vive in provincia di Caserta, ci scrive che "ultimamente sente spesso, soprattutto in trasmissioni in cui si insegna a cucinare, cucire o creare qualcosa [...] l'espressione andremo a... affettare, tritare, infornare, aggiungere, ecc. ecc. " che le "ricorda tanto" l'espressione we're going to... inglese oppure il "futur proche" francese. Fanno analoghe riflessioni Annamaria D., dalla provincia di Alessandria, che lo trova un uso "inutile e ridondante", Pino P. da Firenze, che lo definisce "irritante" e moltissimi altri nostri lettori.

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